Arcadia e Apocalisse. A Pontedera.

Paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video e installazioni. Da domenica 8 dicembre Al PALP.

Il paesaggio così come è stato percepito e rappresentato a livello artistico dal 1850 fino ai giorni nostri. E’ il tema al centro della mostra Arcadia e Apocalisse. Paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video e installazioni ideata e curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e promossa dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Pisa, con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana.

Opere pittoriche, scultoree, arti decorative, fotografia e nuovi media - dalla metà dell’Ottocento a oggi – che illustrano il pensiero creativo sul paesaggio, un genere pittorico ereditato dal Settecento come specchio della natura nell’arte, in antitesi alla pittura mitologica e di storia, che si libera dai suoi stereotipi senza però scomparire, per la capacità che il paesaggio stesso ha di rinnovare profondamente i propri significati e codici rappresentativi, di riflettere le radicali trasformazioni della cultura artistica italiana e della società nel suo complesso. Pittura, fotografia, poi video, film e installazioni, lungo un percorso articolato in cui lo spettatore si può immergere nei sentimenti e nelle riflessioni che il paesaggio ha ispirato negli autori e nei fotografi e ad apprezzare e comprendere opere che vogliono essere, oltreché immagini coinvolgenti, anche documenti in cui si travasa l’intera cultura di un’epoca. Si parte dalla pittura italiana del secondo Ottocento dove si afferma un sentimento della natura ereditato dal Romanticismo. E dove troviamo gli esempi di Giovanni Fattori e Odoardo Borrani, Cristiano Banti), oltre ai maestri Michele Tedesco e Giovanni Boldini o della fotografia come Giacomo Caneva e Robert Macpherson. Balzo in avanti con la stagione del futurismo dove il paesaggio trova i suoi cultori fra quegli artisti innamorati dell’analisi del fenomeni naturali o più suggestionati dalle atmosfere simboliste (Balla, Dudreville, Dottori, Pedrotti, Depero).

Durante gli anni del primo dopoguerra la fanno da padrone artisti come Antonio Donghi, Ottone Rosai e Giorgio Morandi; dall’impossibile recupero di una perduta Arcadia senza tempo all’aspra denuncia di problemi sociali lasciati irrisolti (Lorenzo Viani). Poi ci sono gli anni della guerra in cui il paesaggio, devastato, trasmette sgomento e angoscia soprattutto nelle opere di Mario Mafai e Afro Basaldella o nelle fotografie, come quelle di Ugo Mulas. Dagli anni ’60 agli anni ’90 il paesaggio è per lo più un riferimento interiorizzato ad una esperienza di carattere profondamente individuale (Tancredi, Turcato, Giacomelli, Jodice) o concettuale (Schifano, Patella, Cresci). I grandi maestri della fotografia di paesaggio, (Ghirri, Basilico, Barbieri, Guidi, Berengo Gardin, Fontana) s’impongono per il rigore formale che coniuga soggettività e dati della realtà esterna. Il resto è storia recente con i linguaggi video e delle installazioni tridimensionali di Michelangelo Pistoletto o le utopie dei parchi di scultura ambientale di Aurelio Amendola.

PALP Palazzo Pretorio Pontedera
Pontedera (Pi) - Piazza Curtatone e Montanara - 0587 468487 – mar-ven 10-19; sab, dom e festivi 10-20 (chiuso lun) – 8 euro, rid 3 - www.palp-pontedera.it - fino al 26 aprile

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