Strade bianche e vigneti per La Certosina

Domenica 19 maggio la ciclostorica dal Galluzzo al Castello di Verrazzano.

Emozioni e grandi paesaggi con la mitica ciclostorica Certosina che ci regala un percorso mozzafiato dalla Certosa del Galluzzo verso luoghi magici come Montefiridoldi, Badia a Passignano, Montefioralle fino all'arrampicata al Castello di Verrazzano.

È la prima vera gara ciclostorica del Chianti fiorentino, una prova DOCG che nasce alla Certosa del Galluzzo, alle porte di Firenze, e si addentra all'interno del territorio del Chianti Classico Gallo Nero. La corsa per bici d'epoca sulle strade bianche è organizzata dal G.S. Misericordia del Galluzzo. Si tiene Domenica 19 maggio e l'evento è preceduto, venerdì 17, da una cena all’interno del Chiostro della Certosa del Galluzzo. Ospite anche il collezionista Gianfranco Trevisan, che presenta il suo nuovo libro “Bici dei Campionissimi”.

Sabato 18 maggio allestita la tradizionale mostra-scambio di bici storiche in Piazza Acciaioli al Galluzzo: nel calendario degli eventi che precedono la gara Gianfranco e Dorina Trevisan portano in esposizione la bici della famosa 17a tappa del Giro d’Italia del ‘49, quella della telecronaca di Ferretti...”...un uomo solo al comando...la sua maglia è bianco celeste ...il suo nome è Fausto Coppi!!!” La fuga del Campionissimo che è per molti l'impresa più eccezionale della storia del ciclismo. Una fuga di 192 km diventata letteratura grazie a Dino Buzzati.

«Una ciclostorica è la riscoperta delle radici del ciclismo, quello vero fatto di fatica, sudore, passione. Nonostante avessi fatto ciclismo fin da ragazzo, abbia gareggiato al velodromo delle Cascine, non avevo mai smontato una bicicletta. Con la prima gara vintage è scoppiato l'amore», spiega Paolo Fani, organizzatore, anima storica della manifestazione, e grande appassionato di ciclismo, in particolare di quello vintage. «La Certosina nasce da questa mia grande passione, dalla mia partecipazione a numerosi eventi sportivi e dalla voglia di dare al Chianti fiorentino una sua vera e propria ciclostorica». Quella 2019 è la quarta edizione. «Siamo partiti con 70 iscritti il primo anno, siamo arrivati a 130 nel 2018 e contiamo di crescere ancora».

Il percorso: pievi, castelli, borghi, vigne tutto il Chianti che ti aspetti a portata di pedale. La Certosina prevede, dopo il raduno al Galluzzo, il chilometro zero proprio dal piazzale davanti alla Certosa del Galluzzo. È da qui che prenderanno il via tutti e tre i percorsi, corto (60 km di cui 2 di strade bianche, 480 metri di dislivello), medio (72 km di cui 7 di strade bianche, 1200 metri di dislivello) e lungo (80 km di cui 11 di strade bianche, 1400 metri di dislivello), che si addentrano nel Chianti attraverso i Falciani. Tre percorsi diversi, ma tutti con unica identità, quella di far provare emozioni di un paesaggio unico.

Si passa attraverso posti magici e incantevoli come Montefiridoldi, la fattoria di Tignanello e Badia a Passignano per poi attraversare il Castello di Montefioralle e arrivare al Castello di Verrazzano, dove è prevista l'arrampicata. Quindi dopo le fatiche del percorso, ristoro vintage sulla terrazza panarmonica del Castello di Verrazzano prima di riprendere la corsa verso il traguardo del Galluzzo, con la novità per tutti e tre i percorsi del passaggio da Grassina e fermata a Ponte a Ema con visita al museo del Ciclismo “Gino Bartali”.

Anche quest’anno il premio “Il Certosino DOCG” per i telaisti e meccanici storici fiorentini, i "Benvenuto Cellini" della bicicletta, creatori di una due ruote su misura per il corridore: «Il telaista è per il ciclista che corre come il sarto per l'abbigliamento, quello che riesce a modellare tubi d’acciaio fino a renderli una bicicletta perfettamente su misura per il corridore», spiega Luigi Cappellini, capitano del gruppo Amatori Verrazzano e titolare dell'omonimo castello di Greve in Chianti (Fi). A Firenze abbiamo avuto nel passato vari Benvenuto Cellini della due ruote, il genio che ha permesso il Rinascimento della bicicletta italiana ha radici indubbiamente fiorentine». Perché «biciclette come Bianchi, Campagnolo, Pinarello, sono oggetti di culto, ma i personaggi come Faliero e Alberto Masi e Giotto e Cino Cinelli che hanno scritto pagine uniche del ciclismo eroico sono partiti da Firenze, i maestri "sarti" delle due ruote hanno respirato l’aria d’Arno». E la vera differenza di prestazioni la fa il telaista coadiuvato dal meccanico, «con un semplice cacciavite. Mentre con le biciclette di oggi in carbonio ci vuole un ingegnere che magari fa un progetto usando sofisticati sistemi informatici senza neanche toccare la bici».

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