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Risultati per: previsioni di vendemmia


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PREVISIONI DI… VINO !

LE NOSTRE DOMANDE
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Vendemmia 2022 (quasi) conclusa. Che vino vi aspettate?
2
Quali tendenze prevedete nei gusti del pubblico?
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I vini che attendi di degustare con più curiosità nel 2022?


LARA LORETI
La Stampa – Il Gusto


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Le piogge di agosto e il clima meno siccitoso di settembre sono stati provvidenziali. E con sospiro di sollievo si apprende – dalle stime di metà settembre di Assoenologi, Unione Italia Vini e Ismea – che la quantità del raccolto alla fine non ha subìto la flessione che si temeva: si parla di 50 milioni di ettolitri, come lo scorso anno. I territori che hanno sofferto di più sono quelli dove è piovuto meno, Nord Ovest in primis (Lombardia e Piemonte, oltre alla Liguria in parte) ma anche un po’ il Veneto e la Sicilia. Ma la notizia più bella riguarda la qualità, valutata dagli enologi da “buona a ottima con punte di eccellenza”. L’uva è dunque apparsa sana e “soda”, in particolare in Toscana dove l’irrigazione di soccorso e le buone pratiche in vigna sono misure consolidate da tempo. C’è da aspettarsi eccellenti risultati in Trentino Alto Adige (dove la rinomata freschezza dei bianchi è da considerarsi salva, secondo gli esperti) e nella stessa Sicilia. Ottima qualità in Friuli e da buona a ottima nel centro e nel Sud Italia. In generale, comunque, credo sia importante una presa di coscienza collettiva sul tema “ambiente”: le criticità non si esauriscono certo con la vendemmia, ormai è necessario affrontarle con continuità e con piani di intervento mirati e costanti, per tutelare il nostro immenso e prezioso patrimonio vitivinicolo.
 
2
Il gusto generale dei consumatori sta andando verso la piacevolezza di beva, a tutti i livelli, lo dimostrano i grandi boom di questi ultimi anni: dal successone delle bollicine all’exploit dei rosati, dal risveglio dei rossi “gentili” consumati a temperatura più basse e goduti a tutto pasto (senza più troppo pregiudizi a livello di abbinamenti), fino all’esigenza di trovare ancora più finezza e freschezza anche nei grandi rossi, dai Baroli ai Bolgheri. A  livello internazionale, credo che in questo dibattito vada fatta una distinzione: mentre nel Sud Europa il gusto verso la leggerezza appare accentuato, nelle latitudini Nord l’apprezzamento per vini più robusti e di struttura appare sempre ben saldo. Fanno eccezione ovviamente i vini delle grandi denominazioni italiane e internazionali (i cosiddetti fine wines) la cui rinnovata eleganza si conferma intramontabile a prescindere.

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Sono molto curiosa dei grandi rossi italiani, i piemontesi, i toscani ma anche i siciliani dell’Etna per capire come i vitigni a bacca rossa reagiscano poi nel bicchiere rispetto alle sfide imposte dal cambiamento climatico. Solleticano anche i vini da uve resistenti, in particolare quelli del Trentino Alto Adige: i piwi si candidano a essere i vini che meglio potranno affrontare i cambiamenti del clima, soprattutto il riscaldamento globale, per la loro stessa natura resiliente. Mi incuriosisce saggiarne il livello di freschezza, caratteristica dei vini italiani che in generale sembra essere maggiormente minacciata dal global warming.  
 
LEONARDO ROMANELLI
Il Gambero Rosso


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Non la si può certo definire un’annata facile, o indolore, la 2022. La sofferenza delle piante in certe zone è stata evidente, la mancanza di acqua si è fatta sentire, ed è questo il caso nel quale si riesce a capire quanto è stato importante il lavoro del produttore. La scelta della migliore esposizione dei vigneti, la maturità delle piante, la capacità di gestire la parte fogliaria sono elementi che fanno la differenza. Non tutte le uve sono in cantina, su alcune varietà l’attesa estrema può diventare un elemento determinante. Attendo gli sviluppi, ma chi riuscirà a mantenere un buon equilibrio potrà avere vini che ci sorprenderanno tra qualche anno.

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Quali tendenze prevedi nei gusti del pubblico?
Il trend degli ultimi anni proseguirà e distinguerei tra appassionati e curiosi ed un pubblico che non si pone troppi interrogativi. Nel primo caso, aumenterà il consumo dei  pet-na, prodotti da vitigni oltremodo diversi, e anche la bollicine classica continuerà il suo successo, intesa come metodo tradizionale. Tra i rossi prevarrà lo stile sottrattivo, quello che privilegia colori scarichi, profumi floreali, beva facile senza tannini eccessivi, mentre nei bianchi la curiosità dei vini macerati, senza estremi, continuerà ad interessare i wine lovers. In generale, vedo un ritorno dei vini rossi di maggior corpo, senza però tannini eccessivi. Il rosé di stile provenzale si sta diffondendo, ma si concentra molto nel periodo estivo. Fa eccezione lo champagne.

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I vini che attendi di degustare con più curiosità nei prossimi mesi?
Sono curioso di andare a scovare e capire zone meno conosciute. In Italia voglio approfondire la conoscenza dei vini di Mamoiada, in Sardegna, da vitigni resistenti, diffusi soprattutto nel nord est e capire alcune realtà come la Calabria. Sono interessato al Barolo 2019, come per tutte le grandi denominazioni. In Toscana, le Gran Selezioni del Chianti Classico, il nuovo progetto della Rufina Terraeelectae, le nuove annate del Brunello. Mi aspetto buone cose da Bolgheri, dopo gli assaggi in anteprima ,così come le zone della Toscana in cammino per farsi conoscere come il Casentino e il Mugello.

CARLO MACCHI
Winesurf

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A livello italiano un’annata “ripresa per i capelli”. Due mesi abbondanti di caldo e siccità non possono aver fatto bene alla vite. Da metà agosto la situazione è migliorata ma, con le dovute eccezioni che ci sono sempre, le uve hanno sofferto lunghi blocchi di maturazione e questo può portare a situazioni di squilibrio che magari si manifestano nel tempo. In vigna i produttori sono cresciuti molto e hanno imparato tanto rispetto alle prime annate calde (es. 2003) e questo è un fattore importante, però non credo che saremo di fronte ad un’annata da grande invecchiamento. Darei un 6.5 di media sulla fiducia con punte fortunate verso il 7.5/8.
 
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Mancandomi la palla di lardo per prevedere il futuro che, scherzando, usava il compianto Gianni Mura non mi sento di fare previsioni. Comunque la situazione economica spingerà verso vini che mostrino un buon rapporto qualità/ prezzo e sicuramente si avvantaggeranno denominazioni che normalmente hanno vini sotto i 12-14 euro in enoteca. A questo proposito voglio mettere in guardia i consumatori: in qualsiasi fascia di prezzo ma soprattutto in quelle di maggior consumo preferite vini in bottiglie leggere perché quelle pesanti, vogliono impressionare “all’esterno” perché spesso “all’interno” c’è un vino non impressionante.
 
3
Per la guida di Winesurf inizia il periodo degli assaggi in rosso e quindi mi aspettano tutte le grandi denominazioni, dal Barolo, al Brunello etc. Sono curioso di assaggiare questi vini importanti dopo i caldi estivi, che li avranno sicuramente rese più leggibili rispetto ai miei colleghi che le degustano tra aprile e maggio. Questo è il grosso vantaggio di una guida Online. Però la grande curiosità è, come sempre, la degustazione per il prossimo Premio Gambelli che faremo ai primi di ottobre!

ALDO FIORDELLI
Guida de L’Espresso, Corriere Fiorentino, Decanter


1
Nel momento in cui rispondo, 11 settembre,  la vendemmia non è affatto conclusa. Specie in annate come queste a marcare le differenze sono varietà d’uva e settimane di raccolta. Venerdì ho assaggiato un merlot svinato da poco in una rinomata cantina toscana e si può dire che non sarà un millesimo da ricordare per tutto ciò che è precoce. Uve bellissime fino a fine luglio, poi dove non ha piovuto, quindi a eccezione di Montalcino e Montepulciano, primi segnali di appassimento. Le piogge di fine agosto e settembre seguite da vento fresco e teso hanno consentito di avere belle uve su sangiovese e cabernet sauvignon. Le migliori bottiglie arriveranno forse da queste due varietà.

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Si cerca sempre di più il bel rapporto qualità-prezzo, vini cioè che abbiano carattere ed espressività mantenendosi in una forbice di prezzo accettabile. I grandi brand continueranno a vendere bene, così come il biologico e biodinamico seri, ma c’è voglia di riscoprire quello spirito alla Soldati del vino buono nonostante l’etichetta.

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Quelli di cui sopra. Produttori emergenti, giovani che abbiano voglia di esprimere un territorio in maniera schietta e non per incarnare uno status, ma soprattutto le nuove annate: il Brunello 2018 ad esempio. Sull’annata 2020 invece dalle prime impressioni sembra che il caldo si faccia sentire nei vini, maturi qualche volta fin troppo.

ANDREA GORI
Intravino, Business People, Treccani Accademia


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Per la prima volta sinceramente non so davvero cosa aspettarmi. La 2022 rappresenterà probabilmente l’anno zero della nuova viticoltura europea e mondiale, le diversità e le anomalie climatiche rispetto alle annate precedenti sono davvero fuori scala per poterle valutare in maniera incrementale sulle pur calde vendemmie finora. In genere mi aspetto vini dai tannini non del tutto integrati, basse acidità e frutto molto maturo ma gli arresti di maturazione di luglio e agosto in molti casi si sono sciolti per via delle piogge di metà agosto. Di certo qualche zona si è salvata ma in genere prevedo poca quantità (almeno il 20% in meno sullo scorso anno) e qualità simile ad annate considerate minori come 2009 o 2017 parlando di Toscana.
 Tra i territori nostrani prevedo migliori risultati a Montalcino che a Bolgheri dove la vendemmia è stata precocissima e nel Chianti Classico buone uve quasi solo nelle zone più alte tra Gaiole e Radda e Lamole. Se allarghiamo all’Italia intera penso che possano sorridere Campania, Sicilia, Calabria e Puglia già pronte a questo clima da anni. In crisi la qualità in Piemonte, qualche sorpresa dall’Umbria dove le temperature non sono state così soffocanti e ci sono state piogge. In generale i rossi dovrebbero farcela meglio dei bianchi e da nessuna parte se non sull’Etna vedo vini capaci di invecchiare bene. Tutte ipotesi pronte per essere però smentite perchè, ripeto, i modelli climatici e di maturazione usati fino alla 2021 non sono da ritenersi più validi da ora in poi , le uve e le viti dei terreni più vocati potrebbero sorprenderci in positivo mostrando grande resilienza e adattamento al nuovo clima.
 
2
Consolidamento dei rosa da fenomeno di moda a realtà quotidiana e destagionalizzata, rossi sempre più freschi e vivaci stile Bardolino o Valpolicella nuova, bianchi sapidi e cosiddetti minerali in rimonta sui profumatissimi sauvignon e simili del nord est. Qualche battuta d’arresto per orange e anfore che hanno un pò esaurito la loro spinta di novità. Mi piacerebbe vedere un po’ di inversione di tendenza sui vini dolci magari delocalizzati a tutto pasto e non solo confinati al dessert, ma non ho molte speranze. Per ora in Italia si è parlato poco di vini senza o a ridotto contenuto alcol, vedendo quello che succede all’estero potrebbe essere l’anno in cui cominciano ad affacciarsi. Che poi sia una cosa buona o no è tutto da vedersi…ma le tendenze salutiste sono sempre più forti e la legislazione sarà sempre più punitiva con l’alcol senza contare che i giovanissimi in pratica sono astemi se confrontati con le generazioni di età più alta.

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A novembre si parte con Benvenuto Brunello e ci sarà da assaggiare la sottovalutatissima 2018 che invece potrebbe sorprenderci per intensità e finezza, così come il Rosso di Montalcino 2021. Si capirà se questa tipologia potrà rivelarsi la prossima gallina dalle uova d’oro ilcinese.
A Febbraio ci saranno le anteprime di Amarone, Chianti Classico e Nobile e qui le vendemmie degli anni 20 diventeranno protagoniste, sono curioso di vedere come i caldi 20 e 21 sono stati recepiti dai vignaioli ma soprattutto attendo la 2022 della Vernaccia di San Gimignano, potrebbe essere la prima sorpresa in positivo di questa vendemmia così come il primo campanello d’allarme per il vino del futuro. Oltre la Toscana mi piace quello che vedo accadere sull’Etna e in Sicilia, carricante (bianco) e pertico e (rosso) potrebbero essere i vitigni del futuro sull’isola.

STEFANO TESI
Giornalista, wine critics


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Non mi aspetto "un'annata" sola e univoca, sia perché (al momento di questa intervista) la vendemmia non è terminata ma, appunto, solo "quasi", con tutti i margini di incertezza e di rischio che ciò può comportare; sia perché, anche limitandosi alla Toscana, si sono avute e si hanno situazioni molto diverse pure all'interno di aree ristrette. Pensiamo a quelle che hanno subito pesanti grandinate, tali da azzerare o quasi la produzione. Dalle notizie che ho raccolto, comunque, la precocità e la durata del grande caldo estivo hanno consentito alle piante, almeno in parte, di "adattarsi" al clima e limitare così i danni derivanti dagli stress idrico e termici improvvisi. Al netto dell'imprevedibilità delle ultime, determinanti settimane, mi aspetto un'annata piuttosto variegata, ma meno "anormale" del previsto.

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Credo, anche alla luce delle difficoltà economiche dell'immediato futuro, il consumatore tenderà a consolidare le proprie scelte su gusti già "collaudati", piuttosto che cambiare o assecondare nuove mode, con una propensione alla ricerca del miglior rapporto qualità/prezzo. Prevedo gusti stabili e il rafforzamento delle vendite in GDO. Dal punto di vista tipologico, immagino si proseguirà nel cercare rossi freschi e facili, Rosati, bollicine di costo ragionevole. Sono curioso però di vedere anche le mosse del marketing in questa difficile congiuntura.
 
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I miei assaggi sono da sempre "random", senza intenzioni o pianificazioni precise. Mi piace molto l'assaggio fatto quando capita e dove capita, quindi non ho programmi precisi. In linea generale, continuerò a cercare vecchie annate dimenticate in cantina. Non perché debbano per forza essere migliori, ma per la curiosità e per l'esperienza che offrono. Giusto pochi giorni orsono, grazie a un amico che ha svuotato gli scaffali della prozia, ho potuto assaggiare un Barolo del 1943, cioè di 79 anni. Era ancora più che bevibile e già la sola stappatura è stata un'emozione.
In termini più ristretti, attendo con ansia le degustazioni dei campioni del premio Gambelli, che quest'anno si consegna a Montalcino, e ovviamente le varie anteprime, toscane e non, che pur con tutti i loro limiti costituiscono un bel banco di prova e di ricognizione.

PAOLO PELLEGRINI
La Nazione


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Domanda tutt'altro che semplice, e naturalmente ci riferiamo alla sola Toscana. Abbiamo avuto gran caldo e gran secco, ci si doveva aspettare ben poco. E invece, stando alle stime dell'Uiv ma anche ai vertici di vari consorzi, ci sarebbe addirittura un aumento di quantità della raccolta e della resa in vino. Di sicuro le previsioni di catastrofe e di disastro hanno fatto e fanno parte, come sempre, di una tendenza mediatica al sensazionalismo e di una tendenza diffusa al piagnisteo: la natura ha imparato a difendersi anche in regimi estremi, soprattutto se aiutata da un buon lavoro nel campo, poi arrivano le piogge d'agosto e la situazione cambia del tutto. O quasi: perché certamente  le uve bianche e le varietà precoci come il Merlot hanno sofferto di più, anche se a macchia di leopardo; d'altra parte però, e certamente ancora una volta a macchia di leopardo, nei territori delle grandi denominazioni rosse - dove, girando lentamente in bicicletta, ho visto uve belle e sane - mi aspetto un'ottima annata, forse ridotta in quantità ma con vini dal bel frutto e dell'aroma intenso.

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Non amo parlarne, perché sento sproloquiare a tutto spiano di consumatori attenti ed evoluti, e poi vedo scorrere fiumi di prosecco, magari da pochi soldi, e di troppo Vermentino al sapore... di Sauvignon, zeppo di componenti stucchevolmente aromatiche, entrambi osannati da troppi come nettari degli dei. Quindi mi auguro che davvero a tutti i livelli si riesca a educare un po' meglio i gusti della gente verso vera qualità, abbinata magari a prezzi abbordabili. Poi, mi aspetto un’ulteriore consacrazione dei rosati, tante aziende ci stanno lavorando con molta attenzione. E sono curioso di vedere cosa succederà con i "pet nat", i "frizzanti naturali" che si stanno facendo sempre più apprezzare.

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In maggio sono stato tra i primi a poter degustare tutta la batteria della nuova tipologia "Terraelectae", la super-riserva cru di vigna lanciata da tredici aziende del Chianti Rufina, secondo me la zona con maggior qualità nell'ambito del mare magno Chianti Docg (nulla a che vedere con il Classico, il Gallo Nero, non dimentichiamolo). Vini che mi sono piaciuti, e che vorrò presto riassaggiare per poter capire l'effetto di alcuni mesi di bottiglia in più. Poi anch'io sono curioso di addentrarmi meglio nel mondo delle bollicine con metodo ancestrale. E naturalmente le novità che mi verranno proposte.  E mi aspetto molte sorprese dai vini di una regione speciale: le Marche. Non solo Verdicchio..."




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