Non è una variante del mitico Gronchi rosa, francobollo da collezione, ma l’ultima etichetta di una casa toscana che rappresenta al meglio una storia di famiglia che si è fatta impresa e di un’impresa che si è rinnovata in…famiglia.
Si, perchè proprio dall’unione amorosa tra la giovane Emanuela Tamburini e Michel Jermann, delfino di una delle grandi maison friulane, è nato un nuovo impulso alla produzione vinicola della storica azienda di Gambassi Terme che produce vino da 5 generazioni estendendosi su 50ha di terreno nel cuore delle colline toscane, nella zona storica di produzione del vino Chianti con cui è consorziata. Dal 2013 produce anche Brunello di Montalcino con l’etichetta “Somnio”. Nel 2019 è uscito sul mercato anche il “Douscana”, frutto dell’unione tra Sangiovese e Touriga Nacional.
La novità del momento, oltre alla deliziosa piccola Mariadele nata da pochi mesi, è TJ, il rosato con tappo a vite. Una grande innovazione nella linea di produzione della Tamburini sia in ambito lavorativo che personale in quanto TJ, le iniziali dei loro cognomi, celebra la nascita non solo di un nuovo progetto ma anche l’unione privata di Emanuela e Michele.
“Nella linea di produzione dell’Azienda, sottolinea Emanuela Tamburini, si tratta di una novità in quanto è il primo vino rosato che produciamo e, altra novità, con chiusura tappo a vite (Stelvin). Da tempo volevamo realizzare questa idea, misurarci con questo tipo di vinificazione, che si è trasformata in un progetto più ampio con la decisione di una chiusura tappo a vite per esaltare la freschezza del vino”.
La scelta del tappo a vite proviene dall’esperienza di Michele Jermann: “Volevamo attuare una piccola rivoluzione nella gamma dei prodotti, per questo abbiamo deciso per il tappo a vite, che mantiene integre le qualità organolettiche, a partire dal bianco Il Castelluccio, che presentiamo anche con una nuova etichetta, e procedere quindi ad un restyling dell’immagine aziendale con il nuovo logo Tamburini“.
TJ è 100% Sangiovese. Le uve, raccolte a mano, rimangono a contatto con le bucce per circa 24 ore, permettendo l’estrazione del colore e delle componenti aromatiche più delicate e preservando la tipica freschezza e aromaticità del Sangiovese. Il mosto viene poi trasferito in serbatoi di acciaio inox dove ha luogo la fermentazione alcolica ad una temperatura controllata di 16 °C. Il processo produttivo viene seguito da Emanuela e Michele in collaborazione con l’enologo Andrea Bernardini e l’agronomo Matteo Betti.
Adesso va in commercio la prima produzione, annata 2020, con una tiratura di 6000 bottiglie. L’imbottigliamento nella primavera successiva alla vendemmia, permette a “TJ” di esprimere al massimo le sue caratteristiche di equilibrio, piacevolezza e potenza aromatica, oltre ad una persistente freschezza e longevità, garantita anche dall’esclusiva chiusura con tappo a vite.
www.agricolatamburini.it