2025, L’ANNO CHE VERRÀ con Gaia Nanni

Abbiamo chiesto a vari personaggi di Firenze, di diverso e ambiente e caratteristiche, le loro previsioni sul tempo che ci aspetta.

GAIA NANNI
attrice

Cominciamo con un bilancio. Il tuo 2024…. Cosa resta di lui, di bello e magari di critico?
E’ l’anno in cui ho creduto che si dovesse smettere di avere paura. Paura di non essere abbastanza brava, buona, alta, magra, obbediente, sorridente, performante. L’anno in cui per la prima volta non ho buttato il cuore oltre l’ostacolo, ho lasciato che l’ostacolo restasse lì e che il cuore fosse con me. Un 2024 in cui a volte sono riuscita a dirmi: a questa cosa ci penseremo domani, non oggi.

Cosa ti auguri per il nuovo anno?

Tanta umanità, un bagno di umanità bella e riconosciuta. E se posso uscire dai desideri personali, di cui ci si fa poco e nulla, vorrei una maggiore valorizzazione dei manutentori degli esseri umani: insegnanti, infermieri, artisti. Coloro che silenziosamente si occupano dell’uomo, delle creature in crescita. Lo riparano, come possono.


Anticipa per i nostri lettori il tuo carnet, le cose che hai in cantiere di realizzare.

Il 2025 è l’anno del mio nuovo monologo-lavoro La Notte dei Bambini. La notte in cui tutta Firenze si fermò per lo spostamento dell’ospedale Meyer dalla vecchia alla nuova sede. Ci fu chi si mise a veglia, chi salutò tutte le ambulanze, chi si mise ad applaudire i medici, gli infermieri per strada. Una storia semplice che sembra una favola ma non lo è, il resoconto di come, in una emergenza, a noi tutti venga consegnata la possibilità di fare del bene e di come quel bene spontaneo ci renda felici d’essere ciò che siamo. E i sogni accadono se c’è chi ne permette la realizzazione. Ringrazio per questo i produttori della Città del Teatro di Cascina, Il Teatro Popolare d’Arte di Lastra a Signa e la guida salda della regista Giuliana Musso che hanno reso possibile questo piccolo miracolo.

Firenze: cosa speri di veder migliorare per la città?
Mi piacerebbe che nella grande innovazione si facesse il conto di quelle cose che forse ci siamo persi per la strada. Una Firenze che di tanto in tanto sia capace anche di gettare uno sguardo indietro, salvaguardando ciò che funzionava e ci rendeva uniti.

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