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H/EARTHbeat, nuova musica dai Popoli

Un lungo viaggio nella world music attraverso la musica dei grandi protagonisti internazionali e di numerosi musicisti italiani che farà tappa in sei diversi luoghi della città. Hearthbeat è organizzato dalla Associazione Music Pool con la direzione artistica di Enrico Romero, con il contributo del Ministero della Cultura ed il patrocinio del Comune di Firenze e tantissime collaborazioni.

A ottobre, dopo la tre giorni al Teatro Puccini, giovedì 13 il primo concerto al Buh! Centro Culturale Urbano con Fulu Miziki, il collettivo di artisti ecofriendly-afro-futurista-punk di Kinshasa. A seguire il dj set Ghiaccioli e Branzini, Coqo, Hugolini, Key.na.

Giovedì 20 primo di due appuntamenti al Viper Teathre con Ardecore, lo straordinario progetto con uno sguardo innovativo alla musica popolare romanesca, nato da un’idea del cantautore folk blues Giampaolo Felici. RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI.

Martedì 25 sale invece sul palco del Viper Seun Kuti. Figlio di uno degli artisti più influenti del XX secolo, Fela Kuti. Con lui la storica formazione degli Egypt 80 – “la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale”. In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, dall’hip hop alla techno ed a tutta la tropical music, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita dalla giovane energia e da una notevole apertura a collaborazioni e contaminazioni artistiche.

Venerdì 29 al Buh! Circolo Culturale Urbano, il Malibra trio, progetto musicale capitanato dal Griot del Burkina Faso, Brahima Dembelè che presenta il suo ultimo album. Al suo fianco il percussionista Ettore Bonafè, il pianoforte, la voce e le tastiere di Manuela Iori ed i cori e le danze Africane di Alain Frank Nahi. A seguire: il dj set dal sound fresco e ritmiche afro tropicali di Didje Doo.

SCOPRI IL PROGRAMMA COMPLETO

Vari luoghi - info 055 240397 - concerti ore 21.30 - prevendite online: eventimusicpool.it, TicketOne e Box Office

Questo Festival è… Doc!

L’omaggio ai fratelli Dardenne (foto in alto), la vita contro di Sinead O’Connor, il lavoro nelle lotte degli operai della GKN e il ricordo del G8 di Genova, le proteste in strada in Cile, gli 80 anni di Werner Herzog e l’ambiente nei documentari. Da sabato 5 a domenica 13 novembre il meglio del cinema documentario nella manifestazione presieduta da Vittorio Iervese, direzione artistica di Alessandro Stellino.
 
HIGHLIGHTS – Tra i 101 documentari proiettati in questa edizione da non perdere c’è sicuramente Nothing Compares di Kathryn Ferguson, la fiamma che arde e si spegne nella carriera di Sinead O’Connor; poi l’omaggio ai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne presenti con una retrospettiva a loro dedicata, una masterclass (venerdì 11 ore 11) e la prima nazionale del loroultimo film Tori e LokitaWerner Herzog: Radical Dreamer di Thomas von Steinaecker, per gli 80 anni del grande regista. Si parla anche delle ferite aperte in Italia e oltre, dalla battaglia degli operai della GKN di Campi Bisenzio in E tu come stai? di Filippo Maria Gori e Lorenzo Enrico Gori, e quella per la verità a più di vent’anni dai fatti del G8 di Genova in Se Fate i Bravi di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone, fino alllo scoppio della rivolta oltreoceano, in Cile nel 2019, nelle splendide immagini di Mi Pais Imaginario di Patricio Guzmán. Inaugura il festival il distopico Everything Will Change di Marten Persiel, sul cambiamento climatico.




LET THE MUSIC PLAY – E’ la sezione dedicate alla musica con alcune chicche in prima italiana. Oltre al già citato film su Sinead O’Connor, l’attesissimo Meet Me in the Bathroom di Will Lovelace e Dylan Southern, racconto dell’ultima stagione gloriosa del rock nella New York anni Zero di Strokes, Interpol, Yeah Yeah Yeahs; il ritratto di uno dei padri del jazz moderno, Thelonious Monk, in Rewind & Play di Alain Gomis; l’accesso intimo senza precedenti nella vita della cantautrice anti-influencer Courtney Barnett in Anonymous Club di Danny Cohen; la dimensione onirica tra pubblico e privato del cantautore Giovanni Truppi in Il rumore dell’universo di Gabriel Azorin e l’avanguardistico mondo underground di Yann Keller, che produce e ricicla gli strumenti per la sua arte in Not Available - It’s About Yann Keller di Federico Savonitto e Gianni Sirch.
 
FOCUS AMBIENTE - Nove i titoli dedicati al tema: The Territory di Alex Pritz sull'instancabile lotta del popolo indigeno Uru-eu-wau-wau contro l'invadente deforestazione portata avanti dai coloni illegali e da un'associazione di agricoltori non indigeni dell'Amazzonia brasiliana. Just Animals di Saila Kivelä e Vesa Kuosmanen, coraggioso documentario sui crudeli allevamenti intensivi; Into the Weeds di Jennifer Baichwal, che segue la causa del giardiniere Lee Johnson e la sua lotta contro Monsanto (ora Bayer). Le atmosfere artiche di Historja – Stitches from Sapmì di Thomas Jackson sulle popolazioni indigene nel nord del mondo.
Di inquinamento e specie a rischio si parla nel corto Flying Fishes di Nayra Sanz Fuentes attraverso la storia dei pesci volanti, intesi da migliaia di secoli e in diverse culture come simboli di ricerca, libertà e realizzazione. L’acqua è al centro anche degli altri due corti: Aralkum di Mila Zhluktenko e Daniel Asadi Faezi, e Luma di Eleanor Mortimer e Liridon Mustafaj, tra ricordi e leggende del fiume Valbona lungo le Alpi albanesi. Infine Fashion Reimagined di Becky Hutner sulla stilista Amy Powney del marchio di culto Mother of Pearl.

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